I 40 anni del Coro Nigritella
Salvatore
Tropea – La Repubblica
Non di rado la passione può
rivelarsi un antidoto contro quel fenomeno per il quale T.S.Eliot aveva
coniato il termine
“provincialismo del
tempo”con ciò intendendo la tendenza a concentrarsi sulla cronaca,
sul presente, quasi che il
mondo fosse “proprietà esclusiva dei vivi”
e non esistesse un passato, magari un punto di riferimento dal quale si è
partiti e che merita di essere ricordato.
E poiché la passione, in quanto tale, non si può costringere entro
angusti limiti tematici, anche l'anniversario di un
avvenimento come la
costituzione di un coro diventa l'occasione per risalire a quel punto di
riferimento che, nel caso
del Nigritella, rimanda a quarant'anni fa e
a un'Italia che, come il resto del mondo, stava per cambiare
radicalmente senza che nessuno riuscisse allora a immaginare con
ragionevole
approssimazione verso quale direzione.
In un'epoca in cui, fortunatamente, la durata media della
vita tende ad aumentare , quarant'anni possono sembrare pochi. E lo sono se misurati col metro
della
velocità (soprattutto
tecnologica) che divora tutto lasciandosi
alle spalle un ricordo
sempre più impercettibile, a volte macerie.
Diventano però tanti,
promettendo di crescere ulteriormente, se
riferiti
al racconto di un sodalizio nel quale si è ritrovato e ha
convissuto
un gruppo di persone -forse è più esatto dire di
amici-
apparentemente
eterogeneo, di fatto accomunato dalla passione per il canto.
Perché è la passione la
forza propulsiva che li ha spinti in questi
quarant’anni e la cui narrazione si legge nelle testimonianze
di
molti di loro
consegnata a questo libro non come il racconto di
una pagina del passato
ma come un impegno a continuare.
Come in tutte le buone
famiglie, in questi quattro decenni,
qualcuno ha scelto
di andarsene per la sua strada. Nello stesso
tempo altri sono arrivati
mentre
il coro evolveva verso nuove
forme, sia nei contenuti del programma sia
nella
sua espressione,
andando sapientemente al passo con i tempi senza per
questo
rinnegare le origini e il suo percorso descritto nelle testimonianze
dei
protagonisti come una felice avventura non comune in tempi
in cui
lo stare
assieme e il fare qualcosa assieme appare sempre
più difficile a
fronte di
convivenze fragili, litigiose, in difetto di
empatia e perciò
destinata a breve vita.
Miracoli della musica,
verrebbe da dire.
Ma non può essere solo
questo. Forse ha contribuito anche il
coinvolgimento,
ovvero quel sentirsi parte di un progetto che per
essere vincente non
necessariamente deve essere serioso.
Si può anche cantare e scegliere di affidare alle note un
messaggio che può arrivare più lontano di quanto
si possa immaginare.
E’ quello che hanno fatto e
continuano a fare le “ragazze e i ragazzi” del
Nigritella.
Perché se mai qualcuno se lo fosse dimenticato la musica può anche
smentire
l’anagrafe aiutando non poco a restare
appunto “ragazzi”.
Se tutto ciò è vero è
altrettanto vero che quarant’anni sono però quarant’anni. Ma anche così
non si può fare a meno di
ricordare quanto
osservava acutamente Abramo Lincoln, quando ricordava: “Alla fine, non
sono gli anni della tua vita
che contano. E’ la vita che c’è stata
nei tuoi anni”.
E, tutto sommato, non c’è
ragione di dubitare che gli esponenti del Nigritella siano perfettamente
d’accordo col
sedicesimo presidente
degli Stati Uniti.
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